
FLY ME TO THE MOON *
Ora la pista è una distesa scura fatta eccezione per le luci che si perdono mentre l’aereo sale, é il decollo a lasciarmi senza fiato, ho l’impressione che ogni volta il distacco sia per sempre…
Ho guardato nelle tenebre senza cadere nel cinismo, ho saputo mantenere una sorta di integrità umana e di naturalezza, il mio istinto di sopravvivenza è stato più forte, ora non credo che l’inferno si possa quantificare, ma so cosa dire quando cerco di comunicarlo e a volte mi chiedo se le immagini che ho messo su pellicola, non trasmettano che una frazione dell’orrore di quelle impresse nella mia mente, ora so che le persone innocenti non ti guardano una seconda volta. Ho vissuto qualcosa di veramente tremendo verso cui sentivo l’obbligo morale di reagire, c’è forse uno stupro che non sia tremendo da vivere o vedere? Non vi è differenza tra quello del fisico e quello del cuore, i sintomi esterni non sono sempre ovvi e presenti, ma i danni interni sono rapidi e in forma più grave. E’ difficile credere ancora, ti senti un animale e la gentilezza non trova neppure una vena in cui pulsare, pensi solo a mordere prima di essere morsa, il mondo è pieno di gente con strani appetiti, con una visione particolare della vita o morte, ma nessuno sa dove stia andando. Forse ho delle velleità di giustizia ora, ma i miei occhi sanno ancora vedere; l’inganno è un arte che consuma. Se ripenso al passato, non mi è difficile vedere tutta la vita come una fuga, tutti i miei sforzi per comunicare, per appartenere a qualcosa, tutto un disperato tentativo di riscatto, ma le illusioni sono il nostro bene più prezioso e la strada che porta ad esse è una via solitaria.
IN THE WIND
Solo il nero della notte ad alta quota,
le mie ali sono di metallo,
il corpo mi si allenta,
mi si inoltra in se stesso,
nel suo brivido…
E’ cambiato tutto ad una velocità impressionante, con una violenza ed una vitalità incredibile.
Io non so se sono stata rapita all’inizio del tempo davanti a un labirinto, so però che in certi mattini profondi sento dentro di me un’onda che sfugge a qualsiasi controllo, che non può essere dominata.
Si alza come il vento che corre sui campi, per cabrare verso le nubi e poi precipitare in lacrime e piogge, ma senza che mai nulla giunga veramente al suolo.
Ogni frutto traspare dalla propria gemma, così la lacrima rimane nel suo occhio, la pioggia nella sua nube e la polvere nella tasca buona dei cadaveri.
Guardo le vecchie foto, ma non so più la strada e mi chiudo in un brivido forte, nell’abbondanza di un inverno, davanti alle rovine di un silenzio.
Solo i passeri credono di far nascere il sole con il loro canto e i cespugli di crescere pieni d’ali perché vi si posano i fringuelli.
La notte è un fungo che mi cresce dentro come un buio,
mi sento pelle ed acqua, un campo di destini, un filo da lontano,
la mano stringe la tela della gonna,
le unghie si rifiutano di entrare nella carne,
ma il dolore non si cuce…
Ho freddo, ho voglie ancora intatte, vivono nel mai e nel sempre, dove l’anima patisce qualche colpa remota in una zona d’ombra, dove non c’è confine tra terrore e pazzia.
La mia voce è sottile come il ricordo delle bambole sfatte dell’infanzia; loro riposano nella memoria.
Forse bisogna afferrarla, stringerla la vita, anche al riparo di una disperazione o sul fondo della terra dove ti hanno cavato il cuore, dove c’è sempre meno luce, da quella sponda viola come il crepuscolo, ma questo è il mio cielo, mi sgretola, disfiora, è immenso e mi appartiene tutto.
Giulia
*The Voice