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martedì 6 ottobre 2009

NON PUO’ CESSARE DI ESISTERE
Non può cessare di esistere ciò che è sempre stato.
E' da secoli, millenni ed anche molto di più che aspetto qui, in questa grotta mai toccata dalla luce del sole.
Nessuno sa che esisto.
Qualcuno in passato aveva intuito che questa grotta non era vuota, ma ormai nelle nebbie della morte sono caduti tutti coloro che sapevano.
Ora sono solo leggenda a cui non crede nessuno.
E io sono qui a consumarmi senza sapere com'è la luce del cielo là fuori perché non posso uscire. Solo io. La mia forma fu plasmata ad immagine e somiglianza di quella degli esseri umani.
Ma è il contenuto che cambia. Continuo a cambiare forma seguendo l'evoluzione di questi esseri, anche senza vederli perché un filo resistente migliaia di anni mi lega a loro.
Prima di essere umana la mia forma era quella di uno spirito. Solo spirito.
Ma non sono un essere dell'aria, ne della terra, ne delle profondità marine, esisto e aspetto.
Mi hanno relegata qui perché hanno intuito le mie capacità.
Sono qui e aspetto.
Non ho speranza fra gli uomini, il sigillo della grotta non può essere rotto da uno di loro e non traggono forza o compiacimento nel mio nome.
Sono la Dea della Distruzione e mi temono soprattutto perché io posso distruggere le loro forme e rinchiuderli negli oscuri cancelli del tempo dai quali neanche la luce può uscire.
I secoli passano lentamente e vanno a formare ancora più lentamente i millenni.
Non posso sognare sotto il mare come il grande ESSERE che sogna nelle sue profondità, no, la mia tortura deve essere più grande: coscienza.
Ecco la mia dannazione; mi hanno dotato di questa "cosa" umana in tutti e due i sensi: non posso sprofondare nell'oblio e sono costretta a riflettere su ciò che ho fatto e sul mio futuro.
Una divinità non deve rendere conto a nessuno, non ha coscienza del bene e del male. Ma a me è stata inflitta.
Mi hanno impresso i principi di una creatura della luce e così urlo nella mia voce senza suono tutto il giorno e la notte, per tutti i giorni che furono, che sono e so che saranno. C'è stato un tempo in cui ero libera e padrona dell'universo. Lo riempivo con la mia essenza.
E ora sono qui intrappolata per tutta l'eternità e dopo ancora, ad aspettare ciò che non avverrà mai. Nessun dio, per quanto pazzo oserà liberarmi, ne ce la farà mai.
Ma io aspetto rassegnata; forma umana nell'oscurità.Le stelle sono favorevoli per il risveglio degli dei, ma non per me.
Ma una notte migliaia di anni or sono un uomo in sogno assetato di conoscenza ha cercato di incontrarmi, non so come sia riuscito a passare, forse ha attraversato il sigillo, come l'acqua un filtro.
Non lo saprò mai.
Povero, doveva aver perduto l'anima e la ragione per voler scoprire il tanto oscuro segreto mai accennato a nessun essere; sia vivo che morto.
Ma fu tutto inutile perché appena gettò uno sguardo nei profondi pozzi delle mie tenebre, di fiamme eterne, peggiori della dannazione più atroce che si racchiudeva nei miei occhi, qualcosa dentro quel che rimaneva della sua coscienza si spezzò.
Si dissolse improvvisamente, senza lasciare traccia di anima nel mondo dei morti.
Quella stessa notte assieme a lui sprofondò il suo continente nel quale mi trovo seppellita.
E ora anche il mare mi nasconde.
Forse riusciranno ancora a trovarmi, oltre le barriere del sonno e il potere infinito del sigillo.
Io aspetto sotto il mare in una grotta. Non può cessare di esistere ciò che è sempre stato.
Giulia

16 commenti:

  1. Ciao dolce Giulia se passi da me trovi un omaggio gentilmente offerto da Marianna... si!!!
    Oltre che averlo donato a me lo dona anche ai miei lettori...
    Ci sono anche delle viole che se gradisci... mi piacerebbe le ritirassi...
    Ora vado di corsa per preparare la cena... ripasso a leggere il post...
    Buona serata ed uno smackkkkkkone!!!!

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  2. bellissimo scritto,da brivido,e x perdersi,bravissima,grande emozione nella lettura,posso provare a rompere il sigillo e a liberarti,ma tu vuoi essere liberata?(ho dedicato albergo stanza n°4 a tutte le donne che seguono il mio blog,e tu sei tra queste.)buona serata Giulia.

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  3. zero giorni al tuo compleanno significa che li compi oggi o il contatore si è fermato?
    Ti faccio tanti auguri comunque, sperando sia il giorno giusto. Buon compleanno!

    P.s. Questa canzone di Cristina Aguilera è una delle mie preferite! Ciao

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  4. Grazie Paola, sono corsa a ritirare i doni gentilmente offerti e fare un passaggio anche da Marianna che non conoscevo...
    Buona cena
    un baciotto
    Giulia

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  5. Sempre gentile Achab, ti ringrazio di cuore...
    Hai fatto una domanda molto interessante, ci devo riflettere... si apron porte sull'ignoto delle sensazioni e desideri...
    Grazie anche della dedica e... di includermi tra le "tue" donne...
    Buona serata
    Giulia

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  6. Ti ringrazio Angelo Azzurro, sia del passaggio che... fa sempre piacere che un Angelo ti venga a trovare e per gli auguri, ebbene sì era ieri il mio compleanno e grazie di nuovo a te mi sono accorta di rimettere l'orologio alla partenza... magari il tempo si fermasse!!!!!
    Un sorriso
    Giulia

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  7. Prima di tutto auguri auguri auguri!!!!!
    e poi un testo stupendo, coivolgente. Sei molto brava. Sai creare emozione e sai dargli forma. Un baciotto micioso miao

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  8. Micioso mi piace tanto!!!!
    Grazie delle zampette lasciate sul mio blog...
    Piumino ti fa un "fusotto"...
    E' stato un bel compleanno, festeggiato per due giorni...grazie degli auguri graditissimi.
    Buona serata Micia...
    Giulia

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  9. Ciao Giulia, ho una nipotina che si chiama come te. Grazie per essere passata da me e per i complimenti che mi hai lasciato. Sei molto gentile.
    Allora ieri era il tuo compleanno? Auguri, auguri, auguri che qualche tuo sogno sia esaudito...Tutti sarebbe impossibile, ma qualcuno a te caro certamente.
    Verrò ancora a trovarti e intanto buonanotte e un baciotto Bruna Diana

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  10. Carissima Giulia il tuo modo di raccontare mi prende moltissimo. Sei veramente brava a trasmettere sensazioni.
    Ti mando un abbraccio forte forte

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  11. Entrando ho salutato Piumino con una carezza...che dolce!:)

    Veniamo al tuo scritto.
    Ho immaginato che la terra sommersa fosse Atlantide.Atlantide materialmente terra, Atlantide dentro di noi uomini dalle coscienze smarrite.

    La Dea della Distruzione relegata sotto i mari, credo possa estendere i suoi poteri alle menti e agli arti umani...per compiere l'opera motivo della Sua esistenza.
    Essa è quella sfaccettatura dell'uomo-distruttore, schiavo delle guerre, delle armi, della corruzione...di tutto ciò che annienta non solo fisicamente.
    La Dea ha sviluppato altri mezzi per operare da lontano...quelli che mirano all'anima.

    E' vero, non cesserà mai di esistere Colei che da sempre è.

    P.S. Scusami, mi sono lanciata in un'interpretazione personale!:)

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  12. Eccomi!!!
    Sono avvolta da un turbinio di sensazioni ed emozioni e...
    ti invito ad intraprendere un cammino nella grotta ci sono due sentieri... uno ti condurrà in un luogo segreto.
    Possiedi più conoscenze rispetto alle altre persone... possiedi la conoscenza segreta.
    E' in te l'illusione di ogni giorno... e ti popolano echi e voci nostalgiche.
    Ma per la tua libertà bastano le mie ali.
    Vola!!!
    Ciao fatina Giulia oltre alla buona giornata ti lascio gli auguri di buon compleanno che ieri sera da sciocca mi son dimenticata... perdonami... un caldo abbraccio e bacione

    RispondiElimina
  13. Benvenuta Diana B. grazie per gli auguri e spero veramente che si avveri almeno uno dei miei desideri!!!
    Ha un bel nome la tua nipotina!! :o))
    Ti auguro una settimana serena
    Un abbraccio
    Giulia

    RispondiElimina
  14. Sempre gentile Stellina mi rincuorano e mi spronano a continuare a scrivere i tuoi graditi commenti...
    Un abbraccio forte forte che contraccambio
    Buona serata
    Giulia

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  15. Molto approfondito il tuo giudizio e commento Guarnica, "La Dea ha sviluppato altri mezzi per operare da lontano...quelli che mirano all'anima." è la chiave della storia... una metafora sul male dell'uomo... non può cessare d'esistere ciò che è sempre stato!
    Complimenti!
    Un grande abbraccio anche da Piumino che ti riempirebbe di fusa tanto è morbosamente coccolone....
    Buona serata
    Giulia

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  16. Indosso le tue ali Paola, tanti voli ho tentato e la conoscenza rappresenta la maledizione dell'io, bellissime le tue parole ti ringrazio con affetto, è vero mi popolano echi e parole nostalgiche...
    Grazie anche per gli auguri del compleanno...
    Pesano, sì pesano gli anni...
    Buona serata
    Giulia

    RispondiElimina


Quadro dipinto su vetro da Giulia

SONO PERICOLOSE IN CASO D'URTO ?


Il fatto che la vetrata sia un mosaico di tessere di vetro la rende più resistente alla rottura, perché più elastica.
Le tessere sono generalmente piccole, lo stagno che le contorna non ne permette la caduta in caso d'urto.


Laboratorio Vetro in Arte - Stresa

Non sarà troppo da chiesa?


Spesso si teme che inserendo un vetro artistico nel proprio appartamento, l'abitazione prenda i connotati di una cattedrale.
Questo sicuramente perché le vetrate sono state utilizzate moltissimo nelle chiese e lo sono ancora. Addirittura si parla di vetrata cattedrale, mentre sarebbe più corretto dire "vetro cattedrale".
L'utilizzo delle vetrate nelle cattedrali nordiche era necessario, sia per raccogliere più luce possibile, sia per diminuire il peso che le fondamenta dovevano sorreggere.
Ma la collocazione nelle abitazioni private cambia il concetto d'uso, i disegni diventano più leggeri e sobri seguendo linee più armoniche in sintonia con l'arredamento.

LA LAVORAZIONE TIFFANY

"Tiffany" è una particolare tecnica creata da Louis Confort Tiffany, pittore e vetraio fra i principali esponenti dell'Art Noveau di fine ottocento.

Questa tecnica consiste nel tagliare forme di vetro ( anche di piccole dimensioni ) molarle con l'uso di una mola ad acqua e nastrarle con una sottile lamina di rame od ottone cosparsa di colla di pesce per farla aderire al vetro.

Unendo i pezzi come un puzzle si compone il lavoro definitivo che verrà saldato con una lega di stagno, argento e piombo.

La saldatura può essere brunita ( anticata ) con speciali acidi ossidanti che creano un effetto molto simile alle vetrate a piombo medievali.

E' una lavorazione molto "fine" con cui si ottengono risultati accurati e armoniosi, non raggiungibili con il piombo classico.

Giulia



Tutta la pubblicazione successiva fa parte della mia Tesi conclusiva della Scuola d'Arte frequentata. 1996.

STORIA DEL VETRO

In Europa nel primo medioevo le botteghe dei maestri vetrai sorgevano in località situate vicino a grandi foreste dalle quali traevano il combustibile necessario per fondere il materiale, soprattutto le felci, una volta incenerite davano origine alla potassa necessaria per la formazione del vetro.


Per questo la varietà tedesca di vetro in quel tempo (fra il verde ed il giallo-bruno) fu chiamata “vetro di foresta” mentre quella francese prese il nome di “vetro di felce”.


Nell'Asia Minore e in Egitto, intanto il livello dell'arte vetraria restava altissimo, vasi, bottiglie, coppe, piatti erano formati seguendo un sistema molto simile a quello che doveva far diventare poi famosa nel mondo l'arte dei vetri muranesi (quando il vetro era in stato di fusione si dava all'oggetto la forma desiderata usando delle lunghe pinze).


La decorazione veniva eseguita in un secondo momento applicando filamenti di vetro dello stesso colore o contrastante oppure si utilizzava la tecnica dell'intaglio; già nota da secoli sia a Roma che in Asia Minore.


L'arte islamica del vetro favoriva una grandissima utilizzazione del colore a scopo decorativo.

Il sistema usato era questo:
Smalti composti da materiali colorati a punto di fusione bassa, venivano stesi in uno o più strati sull'oggetto da decorare e poi fissati mediante una seconda cottura in forno (come ancora si fa oggi).


Considerevoli, tra i tanti oggetti che ci sono giunti intatti, sono alcune grandi lampade destinate ad illuminare le moschee, decorate con versetti del Corano datati fra il XII e il XIV secolo.


Il fatto che venivano sistemate molto alte sul soffitto, lontane dalle mani di chiunque, ha favorito la loro conservazione attraverso tanti secoli.
Giulia - (continua)




LE VETRATE DIPINTE

In Oriente, fra il X e il XIII secolo, si afferma un ramo particolare della vetreria, prima quello che riguarda le vetrate dipinte ed applicate sulle lunghissime e strette finestre e sui rosoni delle grandi chiese romaniche e poi su quelle gotiche.

Rapidamente la vetrata policroma istoriata con particolari della vita o dei miracoli di personaggi e santi si diffuse in tutta l'Europa attraverso gli ordini religiosi, in modo particolare attraverso i Benedettini che la usarono per tutte le loro chiese ed abbazie chiamando alcune volte illustri pittori per collaborare con i maestri vetrai per la realizzazione di opere stupende.
Fra le vetrate di chiese antiche, vi ricordo quelle della Cattedrale di Poitiers in Francia; risalgono al 1165 D.C. Circa.
Giulia - (continua)


Cattedrale gotica di Exeter Cornovaglia.

CHE COSA E' IL VETRO

In senso teorico è un materiale solido, amorfo (privo di forma), trasparente, ottenuto ad alta temperatura (1200/1500 C° - 1700 vetri speciali) un miscuglio di sabbia silicea e due basi, di cui una deve essere alcalina (viene impiegata soda) e l'altra un alcare terrosa (si impiega un calcare che deponendolo nel forno dà ossido di calcio e libera anidride carbonica) o un ossido di metallo pesante (piombo o zinco) e si lascia poi solidificare lentamente la massa liquida ottenuta.

A questi tre componenti essenziali vengono poi amalgamate altre sostanze con funzioni di fondenti, stabilizzanti, ossidanti, ecc.

Molto importante è anche la decolorazione del vetro che data la presenza inevitabile di alcuni sali ferrosi, si presenterebbe verdastra, (vedi le bottiglie che si usavano un tempo per imbottigliare il vino) si ripara a questo aggiungendo del biossido di manganese (comunemente chiamato sapone dei vetrai) che ossidando elimina l'inconveniente.

Il vetro così definito è detto vetro comune o vetro solido calcico. La sua composizione è molto variabile ma in media rappresentabile come segue:

SI -02=75% = NA 2 0=15% = CAO =10%

Oggi si producono almeno un migliaio di vetri diversi, destinati agli usi più disparati. Ne cito alcuni che più frequentemente si incontrano nelle applicazioni correnti.

IL VETRO CRISTALLO è un vetro di notevole brillantezza e trasparenza, nella sua lavorazione si impiegano ossidi di piombo e di potassio.

IL PIREX è un vetro borosilicato, particolarmente apprezzato per la sua resistenza meccanica e di calore.

IL VETRO DI JENA è di qualità particolarmente controllata, è un vetro contenente ossidi di zinco, bario e manganese ed è molto adatto alla fabbricazione di strumenti scientifici.

IL VETRO OPALINO è ottenuto realizzando una sospensione di piccole particelle nella massa base; poiché le particelle hanno un indice di rifrazione diverso da quello della matrice vetrosa, la luce viene diffusa e si ottiene un aspetto lattescente.

Giulia - (continua)



PRODUZIONE DEL VETRO FUSIONE

I fori per la fusione del vetro sono di due tipi, continui a bacino per grandi produzioni o discontinui a crugiolo per produzioni non rilevanti o a carattere qualitativo, normalmente essi sono riscaldati bruciando dei gas.

La fabbricazione degli oggetti in vetro può essere fatta a caldo (caso più frequente) o a freddo.

La lavorazione a caldo si effettua sulla massa vetrosa uscente dai forni e può essere automatica (riduzione in continuo di lastre, tubi, ecc.) o manuale, quest'ultima è oggi relativa a produzioni a carattere artistico o su scala artigianale.

L'operatore preleva sulla punta di un tubo una porzione di vetro fuso semiraffreddato e soffiando nel tubo aiutandosi con speciali utensili o stampi, provvede a formare uno per uno gli oggetti.

Sempre a caldo il vetro può essere stampato per ottenere oggetti come bicchieri, vasellami e simili. Gli oggetti in vetro lavorati a caldo devono essere cotti di nuovo per eliminare le tensioni interne che si creano nella massa per effetto del raffreddamento. L'artigiano si avvale in seguito delle tecniche di molatura e smerigliatura.

VETRO CEMENTO materiale composito ottenuto annegando nel calcestruzzo delle formelle di vetro; in tal modo si ottengono delle lastre impiegabili per lucernai, divisori, ecc. Può divenire addirittura strutturale nell'edilizia una volta armato.

VETRO ORGANICO termine corrente, ma estremamente improprio con il quale vengono indicate alcune resine (acriliche e viniliche) con le quali è possibile colare lastre o stampare oggetti di vario genere di aspetto molto simile ai prodotti in vetro vero.

Giulia - (continua)



Vetrofusione

LA MEMORIA DEGLI OGGETTI

Degli oggetti d'uso comune pochi sono giunti intatti sino a noi.

Possiamo però avere un'idea delle forme più in uso osservando le miniature, i dipinti, gli affreschi che venivano rappresentati con ricchi dettagli.

Così sappiamo che in epoca merovingia in Francia erano di moda le coppe fornite di piede, certe bottiglie dal collo molto lungo e dal corpo rotondeggiante, bicchieri conici ma con fondo piatto; in Germania nello stesso periodo si fabbricavano bicchieri conici con base molto stretta e decorazioni applicate a forma di piccole gocce.

Numerosi sono i trattati scritti sull'arte datati all'età medioevale, tutti interessanti per lo studio delle tecniche usate e la storia del costume.

Anche per l'età gotica sono pochi gli oggetti che possiamo studiare, numerose sono però le fonti iconografiche alle quali attingere.

In Francia grandi centri di produzione sorgevano in Lorena, in Normandia, in Provenza, presso i Pirenei, mentre l'arte vetraria assumeva una sua altissima dignità e grande amore tanto da assicurare a quanti la praticavano con particolare maestria il titolo nobiliare di "gentil homme verrier".

Giulia - (continua)


ARTE A VENEZIA

Un grande avversario si presentò all’orizzonte dei maestri vetrai francesi agli albori del Rinascimento; l’Italia.

Questa volta però non erano gli artigiani di Roma che si affacciavano alla storia dell’arte ma quelli fino allora quasi sconosciuti di una città giovane, sorta come per incanto sulle sponde dell’Adriatico; Venezia.


A Venezia erano affluiti nel corso del medioevo maestri vetrai e mosaicisti dell’Asia Minore, con l’incarico di fare della città una delle meraviglie del mondo.

Molti avevano lavorato per un certo periodo e poi erano tornati in patria, ma molti altri avevano preso dimora

stabile aprendo botteghe frequentate da allievi volenterosi, intelligenti e amanti del bello.

Non tardarono a diventare più abili dei loro insegnanti in tutte le arti decorative.


Costretti a rifugiarsi nell’isola di Murano a causa degli incendi violenti che spesso divampavano nei quartieri cittadini in cui avevano aperto le loro fornaci e botteghe.

Orientali prima e veneziani dopo, fecero dell’isola uno dei centri più splendidi del mondo, da surclassare perfino le grandi scuole alessandrine e romane.


La Serenissima Repubblica veneta cercò a lungo di impedire che i segreti della lavorazione del vetro uscissero dallo stato, i maestri non potevano assolutamente andare a lavorare fuori dal loro territorio, pena gravissime sanzioni.

Ma, vi era sempre qualcuno che riusciva a eludere la stretta sorveglianza messa in atto alle frontiere.

Quindi i segreti muranesi diventarono di pubblico dominio per centinaia di allievi che accorrevano nelle botteghe che i maestri veneti aprivano in Europa; Inghilterra, Paesi Bassi, Liegi, Francia, Spagna e Portogallo.

Solo la Germania restò estranea a lungo a questo fenomeno per un motivo molto pratico, il vetro tedesco era di natura ben diversa da quello veneto perché veniva ricavato dalla potassa ottenuta con le ceneri del legno che abbondava in quelle regioni ricche di foreste, mentre la soda usata dai maestri muranesi proveniva dalle ceneri di piante marine, con l’aggiunta di piccole quantità di biossido di manganese che eliminava scorie e impurità, questo assicurava la limpidezza e una purezza eccezionale al prodotto.

Verso la fine del XVI secolo, un tedesco, Caspar LEHMANN, portò a splendere l’arte di intagliare il vetro nel suo paese, spingendo i suoi connazionali a cercare una qualità di vetro più pura e più limpida.

Nel XVII secolo fiorirono in Germania scuole ad altissimo livello; foggiavano degli stupendi oggetti in gara con la nostra Murano e il veneto in genere.


Giulia (continua)



IL GOTICO FRANCESE

Chartres, Parigi, Reims, Laon, Amiens, Rouen, Bayeux, Evreux, sono le otto Cattedrali gotiche francesi, dedicate a Notre-Dame, la Vergine Santa e tutte costruite verso il 1130.

Congiungendo i punti delle città dove sono state costruite, si traccia sulla mappa il disegno della costellazione della Vergine ( Segno zodiacale ).

Si dice che nel 1118 nove cavalieri francesi

Partirono per Gerusalemme; non erano crociati, né pellegrini e nemmeno monaci.

Davanti al re di Gerusalemme, Baldovino II fecero voto di povertà, castità e obbedienza.

La loro missione era segreta.

In loco i cavalieri si misero a guardia del luogo su cui era sorto il tempio di Re Salomone.

Furono detti cavalieri del tempio o templari.

Ma da chi furono inviati a Gerusalemme? E perché?

I Templari dovevano scoprire una legge più misteriosa e segreta, non proclamata, ma che deteneva la saggezza e la potenza.

Possedere queste Tavole significava avere conoscenza delle norme, delle misure e dei numeri che regolavano il mondo.

Le Antiche Scritture parlano in più punti di questa Tavola della Legge che Mosè custodì e nascose e che Salomone il re della saggezza ebbe la fortuna di possedere nel proprio tempio.

I Templari tentarono di ritrovarle.

Papi, Re, Imperatori avevano organizzato diverse battute in Terra Santa, in Persia, in India e persino in Cina.

Lo stesso Luigi Re di Francia inviò esploratori in Abissinia.

Ma tutti fallirono.

Anche i Templari?

La loro missione era segreta e segreto è rimasto l’esito.

Nessuno ha le prove che i Templari abbiano trovato le Tavole delle Leggi.

Però un dubbio esiste, perché, dieci anni dopo, nel 1128, ritornarono in Francia, si presentarono al Concilio di Troyes e chiesero di entrare nell’ordine religioso.

Due anni dopo iniziarono le costruzioni delle Cattedrali Gotiche.

Ancora non si spiega perché proprio a Chartres, piccolo villaggio di cinquemila contadini; fu il più ardito luogo di culto.

Inspiegabilmente contadini, pecorai e pastori si trasformarono in muratori, carpentieri e vetrai.

In queste Chiese vi sono migliaia di statue, di scene rappresentative, di dipinti in cui si racconta la storia dell’uomo, di Dio, di Gesù, dalla nascita alle sue glorie.

Ma non c’è una sola vetrata o una statua che raffiguri la crocefissione.

I Templari rifiutavano di ammettere che l’uomo crocifisso da Pilato fosse il loro vero Cristo.

La scienza tenta di dare una spiegazione.

Giulia (continua)


IL MISTERO DELLE CATTEDRALI

Forse quello era solo un posto dedicato alle preghiere.

O forse uomini primitivi e poi quelli pre-cristiani sapevano leggere nel cielo, orientarsi col sole e le stelle, forse con una sensibilità maggiore della nostra.

Guidati da un istinto cosmico “tenta di spiegare la scienza”.

Chartres e le altre cattedrali che ripetono il segno della vergine, sorgono dove i pagani veneravano una statua di legno che rappresentava una madre col bambino, questo era il culto della terra madre chiamata anche “la Vergine che partorirà”.

A Chartres i Druidi ne fecero il centro della loro religione prima ancora che fosse nato il cristianesimo e la venerazione della Vergine Nostra Signora, fu tramandata di secolo in secolo.

La statua era collegata nella cripta più sotterranea del tempio, pellegrini valicavano monti e paludi per pregarla.

L’età e il fumo delle ceneri l’annerì.

In seguito fu nominata “Vergine Nera”.

Quando i primi cristiani giunsero a Chartres, trovarono in quella grotta la prima Vergine col Bambino, conservarono statua e cripta e sopra vi eressero un tempio cristiano.

Scendendo nella grotta pagana abbiamo 37 mt. di profondità e 37 mt. è anche la volta eretta sopra il pozzo druido.

Nei portali della cattedrale vi è una scultura che riproduce il modello della Vergine Nera e lo stesso su una vetrata.

I costruttori di queste cattedrali si tramandavano da generazione in generazione i segreti delle soluzioni tecniche, l’armonia, la scienza dei calcoli impossibili, per imbrigliare spinte e controspinte, ogive, archi e volte.

Gli architetti che costruirono quelle opere, parevano possedere un segreto e una scienza che non erano dell’occidente.

Per realizzare una volta gotica dovettero inventare una geometria che permettesse, su un semplice disegno, le interpretazioni dei volumi e dei vuoti, l’accordo di spinte e di resistenze.

I muratori, i vetrai, gli scalpellini che eseguirono le opere erano maestri e venivano raggruppati in confraternite perché da loro non trapelasse nessun segreto.

In ogni cattedrale vi era un numero magico.

Scienziati moderni hanno cercato di scoprirlo con calcoli trigonometrici.

Si è trovato che Chartres (37 mt. lunghezza del coro e 14 di larghezza, la volta è alta 37 mt. la navata è lunga 74 mt.) ha tutti numeri che sono multipli di 0,37 e questo numero è esattamente la centomillesima parte del grado del parallelo che passa per la città di Chartres.

REIMS

E’ situata 49 gradi di latitudine nord con un grado di parallelo di 71 Km, l’unità di misura è di 1.42, la lunghezza della Cattedrale di Reims è di 142 mt, cioè il doppio di 71, il suo multiplo.

AMIENS

E’ A 49,51 di latitudine, parallelo di 70 Km, ebbene l’altezza della volta è di 70 volte 0,70 mt e la lunghezza dei transetti di 70 mt.

I costruttori di quelle cattedrali conoscevano a tal punto il globo terrestre da poter scegliere la misura più idonea dei loro monumenti in modo da rispettare un’armonia tra leggi matematiche, geografiche e astronomiche?

Da dove proveniva quella loro scienza?

La Vergine Nera delle vetrate di Chartres la chiamavano Sant’Anna che tiene in braccio la Vergine Bambina, Anna ha il volto nero e tre gigli bianchi a 5 punte.

Il nero e il bianco simboleggiano il passaggio dalla putrefazione della materia alla rinascita, mentre il numero 5 dei petali è il simbolo della donna; ma Anna come madre della madre è anche il simbolo della madre terra.

Il rosone formato da 8 fiori con 8 petali, l’otto (disposto orizzontalmente) Infinito-Eternità.

La rotazione delle rose simboleggia il passaggio dello stato di imperfezione materiale a quello di completezza spirituale.

I colori dei vetri nascondono un linguaggio.

Il nero è il disordine.

Il bianco la purezza.

Il rosso la perfezione.

La loro disposizione simboleggia il passaggio dell’uomo dalla materia alla perfezione.

I rosoni delle Cattedrali gotiche rappresentano il “viaggio” dell’uomo verso la trasformazione, la ricerca di una nuova identità.

Colori, figure, disegni, hanno un loro segreto intimo che i vetrai avevano appreso dagli alchimisti orientali, che a loro volta avevano imparato da popoli e culture millenarie.

Ancora qualche colore di rito.

IL NERO le tenebre, l’assenza della luce, la morte dell’uomo, il colore del caos dove tutto è confuso.

IL BIANCO come l’alba segue la notte, la luce dopo le tenebre, il colore della purezza e dell’innocenza.

IL GIALLO colore della trasformazione.

IL ROSSO colore del fuoco che brucia la materia.

Basta fissarli intensamente, quando la luce del sole li accende, perché una strana magia li metta in movimento.

E’ facile suggestione essere trasportati.

Sul pavimento delle cattedrali gotiche è rappresentato un labirinto.

Per i pellegrini che lo percorrevano sostituiva il pellegrinaggio in Terra Santa, ma significa anche il cammino dell’uomo verso la salvezza, non è un vero labirinto, ma un percorso obbligatorio segnato da cubetti di marmo blu e bianco.

Questi percorsi venivano nel passato guidati dallo stesso Vescovo a piedi nudi nel periodo di maggiori tensioni di correnti magnetiche (famosi girotondi di Pasqua).

Questo non per penitenza, ma perché il contatto con la Terra percorsa dalle correnti benefiche fosse più diretto.

Queste specie di danze finivano sempre al centro del labirinto, lì dove l’uomo cadeva stremato, ma anche trasformato.

E tante volte gli ammalati si rialzavano guariti nel corpo e sempre nello spirito.

Giulia (continua).


Madonna Nera di Chartres
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