Sinossi
Marcialla
è un piccolo borgo della campagna toscana, ridente nella bella
stagione, ma che conosce i suoi momenti di nebbia umida e gelida,
durante l’inverno. La gente è semplice, si esprime in stretto
dialetto toscano ma, soprattutto, è molto gelosa della sua identità
e della sua peculiarità, insomma, Marcialla “fa paese a conto
suo”, e gli estranei non sono molto ben accetti.
Lorenzo,
un facoltoso chirurgo fiorentino, ha ristrutturato nei pressi di
Marcialla un grande casale di campagna ereditato da una zia, ed
intende trascorrervi una parte della settimana, lontano dal traffico
e dallo smog cittadino. La prima persona con cui entra in relazione è
Anselmo, il becchino: da lui Lorenzo apprende che Marcialla ha un suo
giorno speciale, il Giorno dei morti. Non si sa quando capiti, ma in
quella giornata particolare i morti risorgono: non tutti, certo,
soltanto chi vuole, per rivedere le persone conosciute durante la
vita, amiche o nemiche.
Dapprima
scettico, Lorenzo sperimenterà di persona la veridicità del fatto,
perché Irma, la zia di cui è l’erede, uscirà dalla tomba per
cacciarlo dalla sua casa e per ucciderlo, perché Lorenzo cela un
terribile segreto. Grazie all’aiuto di Anselmo e di altri suoi
amici, Lorenzo riesce a sfuggire a Irmapazza,
come veniva soprannominata la vecchia zia, ma, quando vorrà
divulgare ciò che accade nel piccolo borgo, troverà l’opposizione
di Anselmo e degli altri suoi compari, disposti a tutto pur di
fermare quel “cittadino” che non vuole accettare di rispettare
l’incomprensibile, quello che non si può spiegare e che deve
essere difeso dalla sete di conoscenza dell’uomo. Il rispetto per
l’incomprensibile – e per la morte – non è disgiunto dal
rispetto per la vita, che è sacra, ma che l’uomo troppo spesso non
rispetta: non è rispetto avvelenarsi con droghe, alcol, fumo, né
sottoporsi al bisturi per motivi puramente estetici o, peggio ancora,
decidere della vita e della morte di un bambino non ancora nato.
Anselmo e i suoi amici non esiteranno a difendere con tutte le forze
il segreto del Giorno dei morti, che appartiene soltanto al loro
borgo.

Biografia
autore
Filippo
Semplici è autore del romanzo breve
Senza
paura
e
della raccolta di racconti
Ombre,
entrambi presenti in versione cartacea nel catalogo di DANAE. Ha
inoltre pubblicato vari racconti sulle riviste Inchiostro
e
Futuro
News.
Sul sito
Libriescrittori ha
pubblicato il racconto Riunione
alle
dieci
mentre
sul sito Splattercontainer
ha
pubblicato il racconto breve
Autostrada.
I
suoi interessi principali sono la lettura e la scrittura. Nel tempo
libero ama fare footing e lunghe passeggiate in campagna o nei
boschi. Una delle sue passioni più recenti è quella della
fotografia a cui si è appassionato da qualche anno.
È
convinto che ogni scrittore non può scegliere il genere in cui
cimentarsi ma deve scrivere di quello che ha dentro. Le sue storie
parlano di soprannaturale, eventi misteriosi, mostri creati dalla
fantasia umana o dalla follia. È attratto dal lato oscuro del mondo,
quello incomprensibile agli occhi dell’uomo, la nota stonata della
sinfonia, che rende la vita così tanto interessante.
Inizio
con una riflessione: ho scoperto negli scrittori italiani di tema
horror, un genere vitale, autentico e in gran espansione.
Se
leggendo il titolo di questo libro avete pensato di trovarvi di
fronte a un horror nel senso classico del termine, con squartamenti e
zombi che si cibano di carne umana; scordatevelo!
Accantonando i
vecchi e abusati mostri, Filippo Semplici sceglie di raccontare una
storia d’orrore originale e lontana dai soliti cliché.
Si
tratta di un sapiente intreccio narrativo che mantiene l’approccio
satirico sul tema, con l’opportunità di avere un raro esempio di
visione curiosa della morte, in cui l’autore tratteggia personaggi
e caratteri con uno sguardo divertito.
Assistiamo a questo
fenomeno tanto strano quanto sinistro: per un giorno solo, in cui le
cose procedono all’inverso, i morti che lo desiderano riprendono
vita e tornano a casa.
Il romanzo, molto credibile nonostante tutto,
illustra con chiarezza quali potrebbero essere gli effetti pragmatici
di un simile avvenimento sconcertante, lasciando ampio margine di
riflessione.
«Come
reagireste se vostra zia tornasse dal mondo dei morti per regolare un
vecchio conto?»
La
vicenda è ambientata in un paesino dell’entroterra in cui si
respira la più tradizionale Toscana, con i suoi vecchietti a giocare
a carte nel baretto sulla piazza principale e a leggere il giornale
come se fosse il pane quotidiano. Siamo in un ambiente che Filippo
Semplici domina al meglio, essendo nativo di questa regione.
sviluppando la sua storia e descrivendo ambienti e situazioni che gli
sono familiari, padroneggiando così molto bene spazio e tempo.
Il
protagonista, Lorenzo, chirurgo fiorentino, cercherà di dare delle
risposte raccogliendo testimonianze dagli anziani del paese.
Confrontandosi soprattutto con Il becchino che conosce tutto di tutti
e si prende cura delle anime passate a miglior vita.
L’autore lo
presenta come un custode di un segreto impronunciabile, circoscritto
al piccolo paese: il giorno dei morti, senza una ricorrenza precisa,
appartiene solo a loro.
Un
originale esercizio di fantasia, capace di coniugare il racconto noir
alla satira più graffiante e irriverente. I dialoghi in dialetto
toscano donano un tocco comico a tutta la lettura costringendo il
lettore più e più volte ad interrompersi per ridere di gusto.
I
tempi narrativi sono serrati e non ci sono falle nella trama:
l’autore dimostra un uso sapiente e felice della parola.
Il
piano narrativo è scorrevole, con una caratterizzazione dei
personaggi che rendono adorabile il racconto.
I colpi di scena
lasciano lo stupore e sconcerto di un finale decisamente inatteso:
non è l’horror a fare da traino, ma sono gli esseri umani e le
loro reazioni, le loro scelte.
Un
romanzo davvero particolare, che a mio giudizio è molto positivo e
ne consiglio vivamente la lettura.
La storia è così bella e
divertente che andrebbe letta a prescindere dal genere apprezzato.
Giuliana
Guzzon
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